mercoledì 24 marzo 2021

Poesia 26 febbraio 2019

 26 febbraio 2019

A volte la mente si apre all'improvviso per motivi piccoli e apparentemente insignificanti. 

Un pomeriggio passavo in auto in una zona periferica, tra cantieri e fossi ancora spelacchiati dall'inverno, ho visto le sterpaglie a bordo di un campo e mi si sono presentate queste parole. Così mi sono fermata, ho preso il taccuino e ho scritto. 



Tra le erbe secche d’inverno

Stoppie ispide e nere

Un fosso freddo

Livido e cupo

-        E ricordo ruscelli limpidi

E rogge contaminate dalle seterie

E ampi fiumi maestosi nel cuore d’Europa

I grandi fiumi delle steppe.

Ma sono io, lontana, e se ci fossi

Se ci fossi davvero

Dovrei accettare la morte

E spesso preferisco non essere

-        Lo preferisco al pianto che scuote.

O forse solo non vi voglio

Non vi voglio, consolatori

Non vi voglio, perfetti

Non vi voglio, paurosi

Non vi voglio, voi che allontanate

              Voi che tremate

              Voi che chiudete gli occhi

              Voi che uccidete.

No, non vi voglio

E neppure voglio

Le vostre ragioni per vivere

Il vostro buonsenso

Le vostre terrificanti rassicurazioni

Ché no, non ringrazierò mai

Per essere nata

-        Lo sopporto e mi sorreggo

Sempre da me.

Preferisco i fossi d’inverno

Dove qualche malerba cresce

Qualche arbusto spinoso germoglia

Qualche inutile erba selvaggia fiorisce

-        Malgrado voi.




 Una poesia scritta il 23 marzo 2016

IL FAGGIO

Quando sarà la fine
non sarà notte, né inverno,
né ci sarà pioggia, ma solo
luce verde tra le foglie
e brillanti riflessi sulle gemme.
Quando sarà la fine
guarderò in alto e sarò felice
perché lui sarà lì
a proteggermi e consolarmi.
Quando sarà la fine, forse sarà inverno
forse pioverà
forse saranno gelide mura
ma non per me, non per lui,
sarà la primavera verde e lucente
rigurgitante linfa
la primavera eterna del ritorno
e allora neppure sarà una fine
ma un inizio, sopra le solide radici
e al vento tiepido tra le fronde forti.



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