26 febbraio 2019
A volte la mente si apre all'improvviso per motivi piccoli e apparentemente insignificanti.
Un pomeriggio passavo in auto in una zona periferica, tra cantieri e fossi ancora spelacchiati dall'inverno, ho visto le sterpaglie a bordo di un campo e mi si sono presentate queste parole. Così mi sono fermata, ho preso il taccuino e ho scritto.
Tra le erbe secche d’inverno
Stoppie ispide e nere
Un fosso freddo
Livido e cupo
- E ricordo ruscelli limpidi
E rogge contaminate dalle seterie
E ampi fiumi maestosi nel cuore d’Europa
I grandi fiumi delle steppe.
Ma sono io, lontana, e se ci fossi
Se ci fossi davvero
Dovrei accettare la morte
E spesso preferisco non essere
- Lo preferisco al pianto che scuote.
O forse solo non vi voglio
Non vi voglio, consolatori
Non vi voglio, perfetti
Non vi voglio, paurosi
Non vi voglio, voi che allontanate
Voi che tremate
Voi che chiudete gli occhi
Voi che uccidete.
No, non vi voglio
E neppure voglio
Le vostre ragioni per vivere
Il vostro buonsenso
Le vostre terrificanti rassicurazioni
Ché no, non ringrazierò mai
Per essere nata
- Lo sopporto e mi sorreggo
Sempre da me.
Preferisco i fossi d’inverno
Dove qualche malerba cresce
Qualche arbusto spinoso germoglia
Qualche inutile erba selvaggia fiorisce
- Malgrado voi.